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Come ragiona la testa di chi processa i medici? Parte seconda

11/01/2019

Le leggi ed il contesto delle cure

Riprendiamo l’intervista di Andrea Le Pera pubblicata sul sito dell’ENPAM a Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano, coordinatrice del pool di magistrati impegnato sui reati di ambiente, salute e lavoro.

Alla domanda sulla necessità di ulteriori interventi legislativi in materia di responsabilità professionale, il magistrato risponde negando problemi di attuazione della legge, ma auspicando necessari interventi a livello culturale.
“Il contesto sociale e culturale è profondamente cambiato. Trent’anni fa il medico era sostanzialmente intangibile, godeva di una specie di impunità che gli veniva da una sorta di emanazione sacrale del ruolo. Poi, con un lento ma inesorabile scivolamento, si è trovato catapultato in uno scontro costante con i propri pazienti. Il maggior livello culturale medio, che di per sé avrebbe reso il rapporto medico-paziente più paritario, si è combinato con una falsa informazione: chiunque può andare su Google o Wikipedia, farsi un’autodiagnosi, quindi recarsi dal medico con lo scopo di sentirsela confermare”(vedi videointervista di Piero Cappelletti).
A questo aggiungono aspettative troppo elevate, che fanno dimenticare l’evidenza secondo cui a una certa età è molto probabile che si muoia. Infine non mancano gli interessi economici.

Non è piacevole dal punto di vista del magistrato camminare nell’atrio dell’ospedale Niguarda, uno dei centri di eccellenza sanitaria del nostro paese, e leggere a caratteri cubitali su un manifesto: ‘Sei vittima di un caso di malasanità? Contattaci per un risarcimento’”.

Alla domanda sulla reazione dei medici il magistrato risponde che essi “di certo si sono trovati di fronte un contesto che confligge con un rapporto ideale con il paziente. Sia per l’ambiente in cui operano, e soprattutto alla scarsa formazione del personale paramedico, sia per i condizionamenti erronei di cui parlavamo prima. Non voglio generalizzare, tuttavia è innegabile che in certi casi l’atteggiamento saccente, o addirittura la maleducazione di alcuni medici, sia tale che il paziente esca arrabbiato dall’ospedale e deciso a ottenere un risarcimento. Paradossalmente, anche se è stato curato nel modo migliore possibile.”

E sulla eventuale via di uscita dalla presente situazione risponde che potrebbe essere utile un filtro maggiore contro le cause che rappresentano un’evidente strumentalizzazione a fini monetari oppure l’introduzione di una sorta di camera di conciliazione per favorire una soluzione extra giudiziaria. Non avendo una soluzione miracolosa, “la situazione, lasciata così come è oggi, sta andando fuori controllo”.