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Elio Tonutti, il mio ricordo e il mio “Grazie”

23/02/2018

Ho avuto il privilegio di conoscere Elio all'inizio del 1990, ma il suo nome era già nella mia mente, fin da quando una persona a me molto cara, profondamente  appassionata e  conoscitrice della Ricerca Clinica, mi raccontava che presso l'Istituto di Analisi Cliniche dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine lavoravano “due bravi ragazzi”, in ordine di età e di arrivo: Pierguido Sala ed  Elio Tonutti.
I loro nomi negli anni ottanta e fino ai primi anni novanta erano inseparabili: con loro il Laboratorio inizia va una nuova direzione appassionata, piena di idee, innovazione tecnologica, professionalità e soprattutto indirizzo clinico. Ma è stato dal 1995 con la mia tesi di specializzazione a Padova, di cui Elio era correlatore, che la nostra collaborazione è iniziata; dapprima io allieva e lui maestro, continuando insieme nella SOS di “Immunopatologia e Allergologia diagnostica”, da lui tanto desiderata e fondata. Ha preteso molto da me, non sempre sono stata all'altezza nel comprendere il suo “essere sempre avanti, prima del tempo presente”, perché nella mia precisione vedevo la difficoltà nell'attuare proposte innovative, laboratori specialistici all'interno del Laboratorio stesso, collaborazioni con colleghi, che nel tempo si sono dimostrati di grande importanza. Sempre entusiasta  nel cercare nuovi spunti e procedure appropriate, significato clinico al nostro lavoro, era solito dire: “Ricordati che per ogni referto che fai devi metterti nei panni del Paziente e del Medico che ricevono gli esami”.
Una mattina di meno di due mesi fa, verso le h 8.00 mi recai nella sua stanza di Ospedale, lo chiamai sottovoce e gli dissi: ...dai alzati che oggi lavoriamo”. Quello è stato l'ultimo incontro di lavoro che mi ha regalato. Nella stanza comune del Reparto dove ci siamo seduti al tavolo, abbiamo fatto insieme lo schema del suo ultimo progetto, che aveva come sogno per completare il Laboratorio di diagnosi allergologica. Avevo bisogno di condividere per capire in quali modalità e con quali passaggi avrebbe dovuto svolgersi; gli esposi come l'avevo pensato io e lui lo completò.
Il nostro lavoro si è svolto sempre così: proposte, di uno e dell'altro, studi a tavolino per i casi da discutere, i lavori da scrivere, le procedure, le linee guida. Ci completavamo a vicenda, anche per la nostra formazione di diversa origine e provenienza: Immunologo e Allergologo clinico lui, Patologa clinica io. Non sempre il nostro rapporto è stato facile, non sono mancate le diversità di opinioni, tuttavia il fine ultimo è stato sempre chiaro: costruire un “buon laboratorio” con processi appropriati e innovativi, avendo come obiettivo sempre il bene dei Pazienti.  Questo è stato il suo grande insegnamento nel lavoro. Mi ha lasciato l'eredità di quanto ha costruito, soprattutto le idee, spero di proseguire bene.
Nei lunghi anni insieme il lavoro e la vita hanno percorso gli stessi binari: è stato inevitabile conoscersi e condividere anche momenti personali e familiari. In questo anno e mezzo Elio ha dimostrato ancora amore per la vita, per le relazioni personali, per il lavoro; ha dato e ricevuto tanto, nonostante la sofferenza. Elio ha coinvolto tutti noi che siamo stati a lui vicini, creando empatia; ci ha resi più consapevoli delle bellezze della vita, più sensibili ai bisogno degli altri, ci ha pervasi di amore e ci ha uniti.
Daniela, Marina, Nadia, Laura, Martina, Cristina, Sabrina, Silvia, Desrè, Federica, Roberta, Alessia, Monica, Patrizia, Luigi, Fiorenza, ...sono cresciuti con lui e hanno attinto da lui, sono legati da un filo e sono fieri di essere un “Gruppo”. Dico Grazie a Elio per tutto ciò che mi ha dato, per la stima che mi ha sempre dimostrato e per il bene che mi ha voluto. Insieme a quanti lo hanno conosciuto lo ringrazio per quello che ha costruito per la cittadinanza e per la società scientifica.

7 Febbraio 2018

Daniela Visentini