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012 - Epatite B. Terapie immunosoppressive e rischio di riattivazione

Autore/i: S. Ricca Rosellini, R.M. Dorizzi, C. Cancellieri, E. De Vergori, V. Lunedei, I. Manzi, A. Simone, F. Pieraccini, E. Ricci

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 5, N. 1, 2009 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 12-16

La riattivazione dell’epatite B nei pazienti sottoposti a chemioterapia e a terapia immunosoppressiva è associata ad una significativa morbosità e mortalità. Il rischio di riattivazione dell’epatite B è più alto nei pazienti sottoposti a chemioterapia per emopatie maligne ed è stato descritto in seguito a numerosi trattamenti immunosoppressivi. La riattivazione dell’epatite B può essere prevenuta con la somministrazione orale di analoghi nucleosidici/nucleotidici. La profilassi con lamivudina durante chemioterapia o terapia immunosoppressiva è risultata efficace nel ridurre la frequenza della riattivazione dell’epatite B e la mortalità correlata. La ricerca dell’infezione da virus B e l’eventuale trattamento, per profilassi, con lamivudina sono mandatari in tutti i pazienti sottoposti a chemioterapia o terapia immunosoppressiva.

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