SIPMeL

Area soci

131 - Il tempo di protrombina: review

Autore/i: F. Manzato

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 5, N. 2, 2009 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 131-137

Il Tempo di protrombina (PT) introdotto da Quick circa 75 anni fa, rimane il test più utilizzato per il monitoraggio della terapia anticoagulante. Quick descrisse il metodo per dosare la “protrombina”, misurando il tempo di formazione del coagulo di un plasma citratato dopo ricalcificazione in presenza di tromboplastina. A quel tempo erano in molti a pensare che il PT non fosse di alcuna utilità e che fosse sbagliato dal punto di vista teorico. Oggi è risaputo che la “protrombina” misurata dal test di Quick è in realtà un complesso di fattori di cui tre sono vitamina K dipendenti. Con l’introduzione della terapia anticoagulante il PT è stato adottato come il test di scelta per stabilire il dosaggio del farmaco. Tuttavia le varie tromboplastine hanno sensibilità diverse ai difetti indotti dagli antagonisti della vitamina K. I Laboratori utilizzavano tecniche, reagenti, metodi di refertazione ed intervalli terapeutici molto diversi tra di loro. La standardizzazione del PT incomincia nel 1962 con la produzione ed la fornitura a tutti i laboratori che ne avessero fatto richiesta di una tromboplastina umana standardizzata, la cosiddetta Manchester comparative reagent. Nel 1983, per rispondere alla necessità di standardizzazione a livello mondiale, la World Health Organization (WHO) ha stabilito uno schema basato sull’International Sensitivity Index (ISI) delle tromboplastine per fornire l’International Normalized Ratios (INR). Anche se l’ISI è in grado di correggere la maggiori differenze nei risultati dei PT, si osservano ancora discrepanze negli INR ottenuti con combinazioni reagente/coagulometro diverse. Appare pertanto essenziale la calibrazione locale dell’ISI. Inoltre, l’INR non è standardizzato per i PT dei pazienti epatopatici. Dopo 70 anni dalla sua introduzione è tempo di provvedere a questa standardizzazione con l’introduzione di un nuovo INR, il INRLiver.

Articolo in formato PDF

Torna al numero corrente