SIPMeL

Area soci

091 - La variabilità preanalitica dei test coagulativi

Autore/i: G. Lippi, G. Salvagno, D.M. Adcock, M. Franchini, E.J. Favaloro

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 5, N. 2, 2009 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 91-98

L’approccio alla diagnosi, alla terapia ed al monitoraggio delle patologie trombotiche ed emorragiche richiede un uso appropriato e discrezionale delle risorse di laboratorio. La qualità totale nella diagnostica emocoagulativa rappresenta un requisito necessario per il conseguimento di risultati clinicamente attendibili. Malgrado vi sia una comune percezione che la variabilità preanalitica possa incidere negativamente sui risultati dei test emocoagulativi, esistono ad oggi pochi studi che abbiano affrontato in dettaglio questo aspetto. I problemi maggiori, straordinariamente amplificati rispetto alla tradizionale diagnostica di laboratorio per la peculiarità dei test eseguiti, sono catalogati come “variabili preanalitiche” e comprendono le modalità di raccolta del campione (stasi venosa, dispositivo per il prelievo, calibro dell’ago, tipo di provetta, rapporto sangue/anticoagulante), la gestione della provetta dopo il prelievo (agitazione, modalità e tempo di trasporto, centrifugazione, conservazione) e variabili non sempre riconducibili a prassi inappropriate per lo svolgimento delle fasi precedentemente descritte (es. emolisi, lipemia, ittero, contaminazione da eparina o altri liquidi di infusione). Tutte queste variabili possono compromettere l’integrità del campione e inficiare la validità dei test eseguiti, con drammatiche ripercussioni di natura clinica ed economica.

Articolo in formato PDF

Torna al numero corrente