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090 - La Component Resolved Diagnosis (CRD): esempio concreto di personalizzazione della diagnosi

Autore/i: B. Caruso, A. Ferrari, N. Melloni, M. Rocca, D. Nicolis, C. Cocco, P. Rizzotti

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 5, N. 3-S1, 2009 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 90-95

Riassunto
Negli ultimi anni, grazie alla tecnologia degli allergeni ricombinanti, derivata dagli studi di biologia molecolare applicati alla patologia allergica, risulta possibile l’analisi della reattività IgE alle singole componenti molecolari di un estratto allergenico. Questo permette di definire la Component Resolved Diagnosis (CRD), in altre parole di identificare il profilo di reattività di un soggetto sensibilizzato per le singole componenti allergeniche, aumentandone la specificità. Gli allergeni molecolari si possono classificare a seconda se identificano la reattività allergologica respiratoria o quella alimentare. Risulta, inoltre, di fondamentale importanza identificare quegli allergeni molecolari la cui reattività immunoallergenica è in grado di collegare i due quadri clinici dei sintomi respiratori e dei sintomi di origine alimentare. Le molecole meglio caratterizzate in questi ultimi anni, anche sotto il profilo diagnostico, sono quelle di origine vegetale appartenenti alla famiglia delle “Pathogenesis-related proteins” (PR-10), proteine del sistema di difesa dei vegetali. Delle PR-10 fa parte il Bet v 1 allergene maggiore del polline della betulla responsabile di reazioni allergiche sia respiratorie che alimentari, con sintomatologia però limitata al cavo orale (sindrome orale allergica - SOA). Un altro gruppo di allergeni molecolari ormai ben caratterizzato è quello della famiglia delle profiline di cui fa parte il Bet v 2 (profilina della betulla), la cui immunoallergenicità risulta anche essa responsabile di più di una sintomatologia allergica. Le differenti immunorattività possono indicare anche una migliore o peggiore risposta alla immunoterapia; un esempio è rappresentato dalla reattività IgE alle graminacee: soggetti Phl p 1 (proteina “Beta – Expansin” delle graminacee) e Phl p 5 (Ribonucleasi) positivi e Phl p 7 (PR-10 delle graminacee e crossreattivo con il Bet v 1) e Phl p 12 (profilina delle graminacee e cross-reattiva con Bet v 2) negativi risponderebbero meglio al vaccino. Quindi, l’avvento dei primi vaccini ricombinanti con Phl p 5 induce la necessità di caratterizzare correttamente la risposta IgE per tale antigene molecolare. Per quanto riguarda la sensibilizzazione alimentare alle farine, la cui origine vegetale è comunque appartenente alle graminacee, deve essere presa in considerazione la sindrome da asma e/o anafilassi da sforzo, che sarebbe definita dalla immunoallergenicità della molecola omega-5-gliadina. Un’altra serie di molecole che collegano il mondo vegetale sia pollinico che di origine alimentare sono le “Lipid Transfer Protein” (LTP) la cui reattività allergenica sarebbe responsabile anche di sintomatologie gravi. Risulta, quindi, oggi necessario comprendere l’effettivo collegamento clinico di un soggetto allergico e il suo profilo di immunoreattività per le singole componenti dell’allergene sospetto.

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