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040 - La diagnostica molecolare applicata alla patologia oncologica

Autore/i: S. Martinotti, S. Ursi, S. Matera, G. Vitullo, E. Toniato

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 5, N. 3-S1, 2009 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 40-45

Riassunto
I tumori, derivando dall’epitelio normale, sono caratterizzati dalla crescita anomala di cellule che alterano la loro regolazione omeostatica ed disregolano la loro attività trascrizionale. Da un punto di vista epidemiologico, tutti i carcinomi sono entità distinte indipendentemente dall’organo da cui derivano e mostrano un grado di incidenza clinica variabile tra individui ed individui con differenti rate di mortalità estremamente dipendente dal grading biologico del tumore stesso. Questa osservazione suggerisce che il processo di trasformazione neoplastica può avere diverse cause correlate. Nel 90% dei casi ogni tumore è preceduto da uno stato di displasia tessutale che trasforma una lesione benigna in una lesione cancerizzabile con conseguente rischio a breve di neoplasia e grado variabile di aggressività. Ad esempio i polipi nel tratto gastroenterico sono un classico esempio di lesione benigna che può sfociare nella tumorigenicità. Ovviamente da un punto di vista morfologico, così come è evidente nel colon, ogni neoplasia può avere una origine poliposica o marcatamente non poliposica (flat adenocarcinoma). Tuttavia l’etiopatogenesi del cancro ha elementi multifattoriali che si intrecciano a una comune base genetica. La base genetica della trasformazione neoplastica è stato sempre un corollario di difficile accettazione, sicuramente difficile da delineare come causa o “concausa” di neoplasia; tuttavia è evidente che la genetica coinvolge nei tumori il criterio di predisposizione biologica alla malattia e di riordinamento funzionale del genoma della cellula tumorale. Ovviamente lo stato genetico di un tumore o di una cellula trasformata può essere controllato con molti approcci molecolari diversi; l’insieme delle mutazioni che si accumulano in un menoma tumorale sono il segno dello sganciamento dell’omeostasi cellulare dalla stabilità genomica e l’insorgenza di un livello di vulnerabilità strutturale del DNA che è causa e nello stesso tempo limite del controllo biologico sul nuovo sistema tumorale. Tale vulnerabilità estesa nel menoma altera l’ordine dei geni umani e la loro integrità durante la progressione del ciclo cellulare influenzando l’ordine dell’organo all’interno del quale le cellule tumorali proliferano e invadono.

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