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047 - Quando il fegato diventa grasso: la steatosi una patologia in rapida diffusione

Autore/i: E. Albano

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 6, N. 3-S1, 2010 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 47-52

Il termine steatosi identifica una lesione epatica assai frequente caratterizzata dall’accumulo di trigliceridi nel citoplasma degli epatociti. Sebbene il riscontro di steatosi epatica sia comune dopo abuso, anche occasionale, di alcool ed in corso di epatite C, il crescente interesse verso questa patologia è legato al suo frequente riscontro in associazione con l’insulino resistenza nella così detta NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease) che costituisce uno degli aspetti della Sindrome Metabolica. La prevalenza della NAFLD nella popolazione generale si aggira fra il 12-30%, ma raggiunge oltre il 70% nei soggetti obesi. Sebbene questa condizione sia frequentemente benigna, nel 20-30% dei pazienti con NAFLD la malattia progredisce a steatoepatite (NASH; NonAlcoholic SteatoHepatitis) che può evolvere a cirrosi e, in alcuni casi, ad epatocarcinoma. In questo ambito, un aspetto particolarmente preoccupante è il crescente riscontro di NASH nei bambini in relazione alla diffusione dell’obesità in età pediatrica. Al momento una diagnosi accurata di NAFLD/NASH è basata sull’esecuzione della biopsia epatica. Peraltro la crescente diffusione della malattia ha stimolato l’interesse allo sviluppo di procedure diagnostiche noninvasive capaci di individuare la presenza di steatosi e/o steatoepatite nonchè di determinare l’estensione della fibrosi epatica, che è un importante predittore del rischio di cirrosi. Fra queste procedure, le più promettenti interessano il patologo clinico e sono basate sull’uso di algoritmi che utilizzano i valori di alcuni esami ematochimici di routine o riguardano nuovi marcatori biochimici di danno epatico e/o di fibrosi. Seppur con qualche limitazione, alcune di queste procedure hanno dimostrato buone potenzialità diagnostiche in confronto con la biopsia epatica, ma ulteriori ricerche sono necessarie per validare tali marcatori e svilupparne di nuovi con migliori caratteristiche diagnostiche.

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