SIPMeL

Area soci

053 - Esistono algoritmi EBM nella diagnostica di laboratorio delle epatopatie? Una riflessione sulla EBM a 20 anni dalla sua nascita

Autore/i: A. Moretti, M. Mangone, V. Tornatore, M. Koch

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 6, N. 3-S1, 2010 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 53-56

L’evidence-based medicine (EBM) ha origine nell’università canadese McMaster: il nucleo della Mc- Master aveva in precedenza pubblicato due serie di articoli su come usare la letteratura scientifica per la pratica medica - la prima sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ) dal 1981 al 1984, la seconda su Annals of Internal Medicine nel 1986. Il termine EBM fu coniato da Guyatt nel 1990 per definire un programma interno della McMaster; fu “esportato” con un articolo sul JAMA nel 1992 da un Working Group della stessa università che definì l’EBM: “un nuovo paradigma emergente per la pratica medica”. In coerenza con questa definizione, l’esperienza e le discipline di base erano sommariamente citate come “necessarie ma non sufficienti” per le decisioni cliniche; queste dovevano essere essenzialmente basate su “evidenze” dalla letteratura medica, intendendo con il termine “evidenze” informazioni aggiornate da ricerche metodologicamente valide soprattutto da trial randomizzati (RCTs) e review sistematiche. La capacità di ricercare e valutare criticamente le “evidenze” per poi applicarle a ogni nuovo paziente diventava la caratteristica distintiva della qualità del nuovo medico. La lettura suggerisce un percorso di riflessione di fronte ad un test per malattia epatica che possa essere utilizzato dal nuovo clinico gastroenterologo e dal nuovo clinico di laboratorio per valutare il reale contributo, basato sulle evidenze, del test nel procedimento diagnostico.

Articolo in formato PDF

Torna al numero corrente