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094 - Ipercortisolismo subclinico: quando e come indagarlo?

Autore/i: R. Castello, F. Zambotti

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 6, N. 3-S1, 2010 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 94-96

L’ipercortisolismo subclinico è l’assenza di segni clinici della sindrome di Cushing in presenza di un’alterazione della secrezione di cortisolo. Ha prevalenza 5-20% nella casistica generale ed una particolare frequenza in alcune popolazioni come gli affetti da diabete mellito tipo 2, ipertensione arteriosa, anziani con osteoporosi e fratture vertebrali. La diagnosi di ipercortisolismo biochimico risulta complessa perchè il grado modesto d’ipercortisolismo rende meno affidabili i classici test utilizzati nello screening della sindrome di Cushing ed anche il dosaggio dell’ACTH presenta problemi tecnici a concentrazioni prossime ai limiti inferiori della normalità. Non vi è accordo su quale sia la strategia migliore per identificare la sindrome di Cushing subclinica ma fra le varie metodiche (cortisolo salivare notturno, cortisolo urinario, test di soppressione, etc.) i maggiori consensi sono per il test di soppressione con desametasone 1 mg overnight preferendo il test a basse dosi (2mg/die x 48 ore) in casi di obesità, alcolismo, condizioni psichiatriche e diabete mellito. Controverso anche il livello di cortisolo da utilizzare come cut-off diagnostico, che sembra ragionevole fissare a 1,8 ug/dL (50 nmol/L). Un eccesso di cortisolo cronico, seppure modesto può portare complicanze metaboliche, sindrome da insulino-resistenza, complicanze cardiovascolari e fratture osteoporotiche. Lo screening della sindrome di Cushing è al momento raccomandabile, solo in pazienti affetti da incidentalomi surrenalici, patologie inattese in rapporto all’età (ad es. precoce ipertensione o osteoporosi), in presenza di fenotipo sospetto, bambini con riduzione della velocità di crescita e incremento ponderale. Potrebbe inoltre essere preso in considerazione in pazienti affetti da ipertensione arteriosa, diabete mellito, osteoporosi, in cui è stato segnalato un incremento della prevalenza di Sindrome di Cushing.

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