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057 - Diagnostica di laboratorio delle epatiti autoimmuni

Autore/i: D. Villalta (Estratto dall'articolo originale pubblicato su RIMEL-IJLAM vol. 6, n. 4, 2010)

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 6, N. 3-S1, 2010 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 57

Gli autoanticorpi rivestono un ruolo importante nella diagnosi e nella classificazione dell’epatite autoimmune (EAI), e ciò è confermato dal ruolo che essi rivestono nei criteri classificativi proposti dall’International Autoimmune Hepatitis Group (IAHG), nonché nel sistema diagnostico semplificato recentemente proposto, dove la presenza degli autoanticorpi rappresenta uno dei quattro paramenti considerati per la diagnosi di EAI. Classicamente la EAI è suddivisa in due tipi sulla base del profilo immunologico: tipo 1, caratterizzato dalla presenza di autoanticorpi anti-nucleo (ANA) e anti-muscolo liscio (ASMA); tipo 2 in cui sono presenti autoanticorpi anti microsomi epatici e renali (anti-LKM) e anti-citosol epatico tipo 1 (anti-LC-1). In assenza di tali autoanticorpi, la diagnosi di EAI può essere supportata dalla presenza di altri autoanticorpi, quali gli anti-antigene epatico solubile (anti- SLA), gli anti-citoplasma dei neutrofili a morfologia perinuclerare (P-ANCA) atipica e gli anti-F actina. Gli autoanticorpi anti-SLA, anti-LC-1 e anti-recettore dell’ asialoglicoproteina (anti-ASGPR) sono considerati anche marcatori prognostici, in quanto si associano ad una maggiore severità della malattia, una maggiore frequenza di recidive e a una più rapida progressione verso la cirrosi.

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