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156 - Il follow-up del paziente con dato autoanticorpale inatteso

Autore/i: M. Bagnasco, L. Grassia, G. Pesce

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 2, N. 2, 2006 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 156-163

Spesso differenti anticorpi possono essere evidenziati durante l’esecuzione di test in grado di rilevare più specificità anticorpali, come accade utilizzando l’immunofluorescenza indiretta su sezioni di tessuto. Ciò può dare origine a positività clinicamente inaspettate. E’ verosimile che il numero di tali positività aumenti con l’incremento dell’uso di sistemi multiplex e di microarray autoanticorpali. In questo articolo abbiamo analizzato i possibili problemi derivanti da alcune situazioni piuttosto comuni correlate con positività inattese di anticorpi antinucleo, antitiroide, antifosfolipidi e antitransglutaminasi tissutale. In generale, il comportamento clinico nei confronti degli individui che presentano positività autoanticorpali inaspettate dovrebbe essere pianificato tenendo conto che: le positività autoanticorpali sono più frequenti rispetto alle malattie autoimmuni; il valore predittivo positivo di un determinato anticorpo dipende dall’accuratezza diagnostica del test e dalla prevalenza della malattia; gli autoanticorpi possono essere fattori di rischio per malattie autoimmuni ma possono anche avere un ruolo patogenetico di per sè. Tra le positività autoanticorpali inattese, la positività per anticorpi antinucleo ha un valore predittivo positivo per malattia autoimmune sistemica relativamente basso. Meritano invece una speciale attenzione gli anticorpi antifosfolipidi in relazione al loro possibile ruolo patogenetico e gli autoanticorpi correlati alla malattia celiaca per il loro elevato valore predittivo positivo. In questo articolo verranno discusse le specifiche strategie da adottarsi di fronte ad una positività anticorpale inattesa.

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