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077 - Anticorpi come possibile sorgente di errori analitici

Autore/i: A. Radice, G. Morozzi

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 2, N. 3-S1, 2006 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 77-82

Le possibili interferenze analitiche causate da componenti endogene del sangue quali bilirubina, emoglobina, lipidi, coaguli di fibrina, ecc..., sono ben note e la loro influenza viene spesso valutata sia dai produttori di sistemi diagnostici che dagli specialisti di laboratorio, in fase di accettazione del campione o, successivamente, in caso di risultati inattesi. Meno note, ma non prive di importanti implicazioni, sono le interferenze causate dalla presenza di anticorpi endogeni: anticorpi eterofili, che nell’accezione più ampia comprendono sia anticorpi umani diretti verso proteine animali che fattori reumatoidi e autoanticorpi, e crioglobuline. Complessivamente la prevalenza di anticorpi potenzialmente interferenti, nella popolazione generale, arriva al 40%. Naturalmente solo una frazione di questi sarà causa di alterazione dei risultati delle indagini di laboratorio. La relazione esaminerà i meccanismi mediante i quali anticorpi endogeni possono interferire, in particolare con i dosaggi immunometrici eseguiti routinariamente nei laboratori clinici, esemplificando alcune interferenze di grande impatto clinico-diagnostico (in particolare, hCG, mioglobina, troponina e CEA). Per l’impostazione scelta non verranno affrontati altri tipi di interferenze, altrettanto importanti, quali quelle causate dalla presenza di crioglobuline nel campione, che possono causare problemi soprattutto nelle indagini ematologiche, soprattutto nella corretta determinazione delle popolazioni cellulari del sangue mediante sistemi automatizzati. L’obiettivo della relazione, infatti, non è quello di elencare tutti i test/sistemi passibili di interferenze da parte di anticorpi eterofili e/o anti-Ig animali, ma è quello di trasmettere la consapevolezza circa la possibilità, l’incidenza e le possibili conseguenze della presenza di questo fenomeno. E’ un messaggio che vorremmo potesse raggiungere non solo gli specialisti di laboratorio ma anche i clinici, che troppo spesso confidano nel dato di laboratorio in maniera quasi fideistica. Proprio la comunicazione con i richiedenti e le loro richieste di aiuto nell’interpretazione di risultati non attesi, sono il più importante campanello d’allarme che può portare alla scoperta di anomalie e alla messa in atto di contromisure idonee. In questo contesto vengono discusse alcune misure da adottare. Comunque, anche se il pre-trattamento del campione o il ri-disegno del sistema possono ridurre le interferenze, al momento nessuna misura è completamente efficace. In attesa di una soluzione radicale è importante essere consapevoli del problema e non sottostimarne la frequenza, mettere in atto contromisure combinate e indagare per quanto possibile la presenza di fenomeni di interferenza, eventualmente correndo in parallelo un test non sense.

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