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017 - La Sicurezza del Paziente e la Medicina di Laboratorio

Autore/i: P. Cappelletti

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 2, N. 3-S1, 2006 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 17-35

Nella Parte I si esamina la “riscoperta” dell’errore in Medicina a partire dalla pubblicazione in USA del report dello IOM To err is human. Il cambiamento di una mentalità di punizione dell’individuo ad una cultura della sicurezza pro-attiva e volta a controllare gli errori latenti nell’organizzazione e la diffusione di metodi adeguati per una completa ed aperta segnalazione degli eventi avversi e dei near miss sono le grandi sfide culturali e tecnologiche per la sicurezza del paziente. Pur nelle difficoltà di comparazione dei sistemi sanitari più reattivi, quello americano e quello britannico, relativamente agli attori pubblici e privati e all’obiettivo dell’eccellenza performativa o come raggiungimento di standard assistenziali, entrambe le esperienze mostrano una crescita di attenzione al problema, ma non ancora una disseminazione capillare della nuova cultura e di mezzi strumentali per praticarla. Nonostante ciò si pongono per il prossimo quinquennio obiettivi ambiziosi, dalla riduzione del 50% degli errori terapeutici al 90% delle infezioni nosocomiali. Nella Parte II vengono ricordate le dimensioni del problema “errori in Medicina di Laboratorio” e le incertezze metodologiche inerenti. La riflessione teorica sul tema si è sviluppata lungo le traiettorie di una definizione condivisa di errore in Medicina di Laboratorio, l’individuazione di un sistema di classificazione dell’errore adeguato ai principi di risk management, il riconoscimento di una visione di sicurezza del paziente in Medicina di Laboratorio lungo l’intero percorso di Lundberg e la necessità di indicatori e specifiche di qualità conseguenti. I diversi livelli di difesa sono relativi ai classici sistemi di controllo di qualità e a rinnovati quality improvement essentials, alle indicazioni e strumenti regolatori istituzionali o volontari, all’applicazione di strumenti specifici sulla base dell’analisi delle difficoltà e della frequenza dell’errore, al cambiamento di mentalità verso un’aperta segnalazione dei problemi e un’analisi proattiva dei processi di laboratorio. Parafrasando il concetto di “big picture” in tema di sicurezza di Steven Woolf, anche la sicurezza del paziente in Medicina di Laboratorio può essere rappresentata come una serie di cerchi concentrici: sicurezza del risultato (qualità analitica), sicurezza del processo (qualità del total testing process), sicurezza dell’esito (appropriatezza ed effectiveness), sicurezza del cittadino (ruolo sociale della Medicina di Laboratorio). Il fondamento del quadro è la base di conoscenza, oggi ottenibile con l’evidence-based laboratory medicine (EBLM), nonostante le difficoltà relative alla parziale copertura dei campi fisiopatologici e clinici dagli studi EBLM, alle difficoltà intrinseche negli studi EBLM, agli approcci differenziati alla evidence informed practice, agli attacchi ideologici alla EBM. In tutto ciò la Medicina di Laboratorio ha grandi possibilità d’azione. Infine, l’impegno per la sicurezza del paziente è un punto di vista privilegiato, focalizzato al prendersi cura del cittadino sano e in malattia, ma rivolto comunque all’essenza della disciplina. In ciò esso si coniuga agli altri punti di vista privilegiati focalizzati nei recenti Congressi Nazionali, quello rivolto alla efficacia clinica della risposta al quesito clinico e quello rivolto alle soluzioni tecnologiche ed organizzative con cui la Medicina di Laboratorio risponde al meglio alla propria mission. Le tre prospettive prese insieme offrono una definizione a tutto tondo dell’essenza della disciplina.

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