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218 - Diabete e Laboratorio nell’Ottocento. Il “paraglucoso” - SIPMeL
SIPMeL - Società Italiana di Patologia clinica e Medicina di Laboratorio

218 - Diabete e Laboratorio nell’Ottocento. Il “paraglucoso”

Autore/i: G. Dall'Olio

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 3, N. 3, 2007 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 218-221

Nel 1872 Arnaldo Cantani pubblica una teoria sulla eziologia del diabete mellito che egli vede come una malattia del “ricambio materiale”: si ha un accumulo di zucchero a causa della sua noncombustione da parte dell’organismo del diabetico. La teoria della non-combustione suggerisce a Cantani un’altra ipotesi: nel sangue dei diabetici è presente uno zucchero nuovo, diverso dal glucosio che essi non riescono a “bruciare”. Ricorre a prove di laboratorio per dimostrare la differenza fra lo zucchero presente nel sangue dei diabetici, che egli fin dal 1865 denomina “paraglucoso”, ed il glucosio, presente invece nelle urine. I metodi chimici dell’epoca non danno alcuna differenza fra lo zucchero del sangue e quello dell’urina, differenza rilevata invece con il polarimetro: l’urina dà una deviazione a destra, il sangue “rimane indifferente”. Cantani può concludere che si tratta effettivamente di due zuccheri diversi ed è quindi giustificato il nome di “paraglucoso” per lo zucchero del sangue, distinto dal vero “glucoso” destrogiro che si rinviene nelle urine diabetiche.

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