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112 - Piastrinopenie: il punto di vista del Laboratorio

Autore/i: P. Doretto, P. Cappelletti

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 3, N. 3-S1, 2007 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 112-119

Lo screening laboratoristico delle piastrinopenie (conta piastrinica <150.000/L) deve inizialmente prevedere una conta piastrinica automatizzata precisa ed accurata e l’utilizzo di informazioni e parametri strumentali aggiuntivi. Nonostante i miglioramenti strumentali basati sull’integrazione del principio impedenziometrico con lo scatter di luce e la citofluorimetria, la lettura ottica bidimensionale e nuovi algoritmi di calcolo l’accuratezza nel conteggio piastrinico rimane una sfida. La proposta di un nuovo metodo di riferimento immunologico citofluorimetrico da parte dell’ICSH nel 2001 ha rappresentato un notevole passo avanti nel conteggio piastrinico. Tuttavia le performance strumentali a basse conte piastriniche non soddisfano ancora le necessità cliniche (soglia trasfusionale piastrinica profilattica <10.000/L). L’esame dello striscio periferico oltre a confermare la piastrinopenia permette di evidenziare anomalie morfologiche piastriniche che possono indirizzare verso piastrinopenie congenite o piastrinopatie. Se la clinica e l’assenza di anomalie morfologiche indirizzano verso una piastrinopenia autoimmune è utile lo screening autoimmune e virale. Il dosaggio degli anticorpi antipiastrine presenta ancora problemi di specificità e soprattutto sensibilità e va riservato alle forme atipiche o dubbie. In questo caso per differenziare tra una piastrinopenia da aumentata distruzione da quella da ridotta produzione si può eseguire il conteggio citofluorimentrico delle piastrine reticolate, la determinazione della glicocalicina e della trombopoietina. In presenza di anomalie morfologiche leucocitarie ed eritrocitarie e/o di aspetti clinici suggestivi di altre patologie ematologiche, si potrà prevedere l’esame del midollo osseo o altri accertamenti specifici.

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