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136 - Diabete: Clinica e Laboratorio a confronto. La microalbuminuria. Cosa può dire il Laboratorio

Autore/i: M.S. Graziani, A. Caldini

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 3, N. 3-S1, 2007 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 136-141

L’escrezione urinaria di albumina è un parametro cardine nel monitoraggio del paziente diabetico e la sua misura viene consigliata periodicamente nelle linee guida esistenti. A fronte di questa rilevanza clinica, la standardizzazione della misura è carente e sono disponibili scarse raccomandazioni in merito. Questa presentazione riporta i risultati di una indagine conoscitiva sullo stato dell’arte della misura di albumina urinaria nei Laboratori Italiani promossa dal Gruppo Intersocietario Diabete Mellito ed esamina inoltre i principali problemi che il Laboratorio Clinico dovrà affrontare nel prossimo futuro per essere in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze cliniche. I risultati dell’indagine dimostrano che esiste senz’altro la necessità di un miglioramento della qualità analitica della misura, ma che maggiore attenzione deve essere prestata alla standardizzazione della fase post analitica. Studi recenti hanno dimostrato che l’albumina può essere escreta nelle urine come molecola intatta o parzialmente degradata in frammenti di diverso peso molecolare; inoltre la molecola può subire ulteriori modificazioni come, ad esempio, la glicazione. Queste diverse forme di albumina possono essere immunoreattive o no. I metodi in uso sono essenzialmente metodi immunometrici, che possono potenzialmente sottostimare la concentrazione della albumina, se nel campione è presente una certa quantità di albumina non-immunoreattiva. Per superare il problema sono stati proposti metodi basati su principi differenti (HPLC, chip elettroforesi, spettrometria di massa). Prima che questi metodi possano essere clinicamente utilizzabili, tuttavia deve essere dimostrato che il loro utilizzo porta ad un effettivo miglioramento nella gestione clinica del paziente. Un ulteriore importante aspetto è la sensibilità dei metodi. Esistono evidenze che esiste una relazione continua fra concentrazione di albumina urinaria e rischio, cosicché non può essere identificato un valore soglia al di sotto del quale il rischio sia assente. In questo contesto, la sensibilità dei metodi utilizzati diventa cruciale. In conclusione, mentre è senz’altro necessario incoraggiare l’adesione dei laboratori alle linee guida esistenti per l’esecuzione della microalbuminuria, è anche fortemente sentita la necessità di una standardizzazione internazionale della sua misura.

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