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047 - Il lavoro a turni nei laboratori: indagine sui modelli organizzativi nel Veneto

Autore/i: M. Stocchero, D. Giavarina

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 4, N. 1, 2008 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 47-54

L’aumento della tecnologia e la riduzione conseguente degli organici costringe i laboratori ad un continuo processo riorganizzativo, anche per l’assetto dei turni. Scopo di questa indagine è confrontare i modelli di turno dei servizi di laboratorio del Veneto, relativamente all’organizzazione delle attività in urgenza, notturne e festive, al fine di verificare il livello di omogeneità dei modelli adottati e di derivarne schemi di turnistica tipo. Metodi. Sono stati intervistati i Coordinatori dei 40 laboratori pubblici del Veneto, sul numero di personale tecnico impiegato (full e part-time), di coordinatori, di tecnici coinvolti nelle attività di turno, delle persone in turno contemporaneamente e sugli orari ed il tipo di turno (ritmo, periodo, riposi). Risultati. Hanno risposto il 95% degli intervistati. Di questi, 11 avevano un organico di personale tecnico inferiore a 10 unità, 13 da 11 a 20 unità, 6 da 21 a 30 unità, 6 da 31 a 40 unità e 2 con più di 40 tecnici. Le tipologie di turno vanno dalla reperibilità per i laboratori con meno personale al turno doppio, per i maggiori, ma con ampia variabilità nelle soluzioni adottate. Conclusioni. Le organizzazioni di turno per il personale tecnico sono correlate al numero di tecnici per unità operativa ed indirettamente ai carichi di lavoro relativi, ma con variazioni significative, specie per i laboratori di grandi dimensioni. Molti laboratori aggiungono un giorno di riposo compensativo dopo il turno, anche se alcuni mantengono lo schema mattina/notte, derivante da modelli infermieristici, che non consente le 11 ore di intervallo tra un turno e l’altro, previste dal D.Lgs 66/2003. Parole Chiave. Tecnico di laboratorio biomedico, Turno, Organizzazione di laboratorio.

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