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144 - L’epatite autoimmune

Autore/i: D. Villalta

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 4, N. 2, 2008 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 144-151

L’epatite autoimmune (EAI) è una malattia cronica di origine sconosciuta, caratterizzata sul piano istologico da una epatite da interfaccia e a livello serico dalla presenza di ipergammaglobulinemia e di autoanticorpi circolanti, la quale, in genere, risponde bene alla terapia immunosoppressiva. Classicamente viene suddivisa in due tipi sulla base del profilo immunologico: l’EAI di tipo 1 è caratterizzata dalla presenza di autoanticorpi antinucleo (ANA) e anti-muscolo liscio (ASMA), mentre l’EAI di tipo 2 si contraddistingue per la presenza di autoanticorpi anti-microsomi epatici e renali (anti-LKM1) e autoanticorpi anti-citosol epatico di tipo 1 (anti-LC1). Gli autoanticorpi rivolti verso l’antigene epatico solubile (anti-SLA) sono stati originariamente associati a un terzo tipo di EAI, ma dal momento che tale sottotipo di EAI non si diversifica né per l’andamento clinico, né per quello prognostico rispetto agli altri 2 tipi non è stato riconosciuto come entità nosologica separata dall’ International Autoimmune Hepatitis Group. Anche se gli autoanticorpi hanno un ruolo fondamentale nella diagnosi e nella classificazione dell’EAI, essi, con la sola eccezione degli anti-SLA, mancano di specificità e non sembrano avere un ruolo prognostico. Presenza e titolo autoanticorpale, infine, non sono in genere correlati con l’attività della malattia e con l’outcome, anche se alcuni studi avrebbero evidenziato una correlazione tra il titolo degli antirecettore dell’asialoglicoproteina (anti-ASGPR) e l’attività della malattia, e tra la presenza degli anti- SLA e degli anti-LC1 e l’outcome della stessa. Tali dati, comunque, attendono conferma da ulteriori studi prospettici condotti su un ampia casistica

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