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054 - Il Rinascimento della diagnostica allergologica

Autore/i: D. Villalta

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 4, N. 3-S1, 2008 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 54-59

Sin dall’introduzione del primo test per la determinazione delle IgE specifiche sono stati preparati estratti più o meno purificati a partire dalle varie sorgenti allergeniche (pollini, epiteli animali, acari, muffe, alimenti, imenotteri), con lo scopo di legare le immunoglobuline circolanti. Nonostante i notevoli e continui sforzi profusi dai produttori per migliorare la qualità di tali estratti, però, la loro standardizzazione ha sempre presentato difficoltà e criticità. Durante le ultime due decadi le molecole allergeniche maggiori e minori delle principali sorgenti allergeniche sono state identificate, caratterizzate a livello molecolare e, nella maggior parte dei casi, riprodotte sotto forma di proteine ricombinanti, rendendo possibile l’allestimento di test diagnostici, sia tradizionali che in forma di microarray, basati sull’utilizzo di singole molecole allergeniche. Oltre a semplificare i processi di standardizzazione dei preparati, ciò permette la definizione dello specifico profilo allergenico di ciascun soggetto (Component Resolved Diagnosis) (CRD). La CRD rappresenta, quindi, un concetto del tutto innovativo e per certi versi rivoluzionario nell’ambito della diagnostica allergologica, dal momento che sul piano teorico permette la discriminazione tra cross-sensibilizzazione e co-sensibilizzazione, nonché di predire la risposta alla immunoterapia e la potenziale gravità di alcune sensibilizzazioni verso specifici allergeni alimentari. Prima che i test diagnostici basati sulla definizione molecolare trovino ampio utilizzo nella pratica clinica, comunque, è opportuno che vengano predisposti opportuni programmi di verifica di qualità, e che clinici e laboratoristi concorrano a meglio definire l’accuratezza diagnostica dei vari metodi e delle singole molecole in essi usate

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