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073 - Lo screening d’ingresso a Pordenone : 30 anni di esperienza e il progetto 'appropriatezza' dell’Azienda Ospedaliera

Rivista: Riv Med Lab - JLM, Vol. 1, N. 1-2, 2000 (SIRSE Srl ed.)

Piero Cappelletti

RIASSUNTO
I profili d’ingresso e di monitoraggio, intesi come
gruppo di test praticati in parallelo su tutti i pazienti
a prescindere dalla specifica patologia in relazione
al ricovero, durante la degenza e in dimissione protetta,
animano il dibattito medico fin dagli anni ’60.
I motivi a favore sono stati lo svelamento di malattie
insospettate, l’effetto psicologico sul paziente e sul
medico (medicina difensiva), una linea di base soprattutto
preoperatoria, una banca dati per l’evoluzione
del paziente, lo studio degli intervalli di riferimento
e dei reference change delle popolazioni, la
diffusione dell’attenzione alla prevenzione.
L’opposizione deriva dal mancato costo/beneficio di
un aumentata spesa diretta ed indotta senza miglioramento
dell’outcome, né per qualità di assistenza,
né per degenze più corte. I risultati patologici sono
poco importanti, minati come sono dall’elevato numero
di falsi positivi, e non inducono quasi mai
cambiamenti diagnostici e terapeutici. Infine, l’uso
quotidiano e acritico dei profili ha un effetto negativo
sulla logica diagnostica del laboratorio e sulla appropriatezza
della pratica clinica. La evidence based
medicine è sostanzialmente contraria ai profili e numerose
strategie sono state pensate negli ultimi due
decenni per controllarne l’esplosione: razionamento
degli esami, incentivi finanziari, protocolli e algoritmi
concordati, feedback di attività e costo, ridisegno
del formato di richiesta, attività educative. Solo queste
ultime continuate nel tempo con il rinforzo di audit
mirati, combinati a indicatori visibili e ad interventi
amministrativi ed ambientali, hanno avuto sufficiente
successo.
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